Un sistema accoglienza di emergenziale ordinarietà dove oltre 5000 minori sono scomparsi
Nel 2014 sono sbarcati in Italia 170.000 migranti e si stima la stessa cifra nel 2015. È indispensabile che l’Italia si doti di un vero e proprio sistema di accoglienza, siamo sulla buona strada? È questa la domanda che aleggiava al Ministero dell’Interno durante la presentazione del Rapporto sull’accoglienza, redatto da un gruppo di esperti indipendenti, capeggiato del prof. Golini.
Forse finalmente si è sulla strada buona, a sentire il sottosegretario Manzione e il prefetto Morcone. Certo che alcuni numeri e informazioni mostrano come il percorso sia ancora molto accidentato. In particolare, risaltano i seguenti grandi problemi, angoscianti, come espresso da Golini.
Dei 170.000 sbarcati, 100 mila risultano attualmente in accoglienza in Italia. Gli altri 70 mila si sono spostati nel Nord europa o sono nelle maglie della clandestinità. La nuova agenda europea con la creazione dei cosiddetti hot-spots sarà in grado di gestire e ricollocare i nuovi arrivi? Notizie che arrivano dalla Sicilia ci dicono come, nonostante l’identificazione, i migranti respinti entrino nell’irregolarità, abbandonati a sé stessi. La clandestinità aumenterà.
Il 70% dei 100 mila accolti è nei centri straordinari temporanei; oltre due terzi dei richiedenti asilo e protezione non sono quindi accolti in un sistema stabile e organizzato. Questo non è, ancora, un sistema efficace ed efficiente. E in effetti si è detto come il sistema da sviluppare sia quello dello Sprar, diffuso sui territori in accordo tra Ministero degli Interni e Comuni. Un recente bando per 10.000 richiedenti asilo, cerca di far crescere questo sistema portando a 40.000 posti effettivi la capacità di accoglienza. Siamo però ancora lontani rispetto ai 170.000 arrivi stimati. Rimarrà un buco che verrà coperto ancora con misure emergenziali. Il prefetto Morcone fa quindi appello ai sindaci affinché si diffonda l’accoglienza sui territori. Lo Stato centrale è pronto ad accollarsi i costi delle strutture. Costi che per tutto il sistema di accoglienza sono stimati attorno al miliardo e duecento milioni di euro all’anno.
Altra falla del sistema è la tragica scomparsa dei minori non accompagnati. Oltre 5.000 minori sono scomparsi su oltre 14.000 non accompagnati. Ma non esistono numeri affidabili, mancando un sistema di rilevazione completo; quindi il numero potrebbe essere ben superiore. 5000 minori scomparsi sono uno scandalo, ma nessuno ne parla.
Infine altra questione complessa e difficile riguarda i rimpatri. La politica europea ha aperto all’accoglienza dei rifugiati che vengono da scenari di conflitto eclatante, ma respinge tutti coloro che vengono da paesi dove cresce il degrado socio-economico ed ambientale e che, schematicamente e frettolosamente, vengono chiamati migranti economici. Insomma l’accoglienza di alcuni è condizionata ai rimpatri, e sono la maggior parte, di altri. Ma rimpatriare non è semplice. Ci vogliono gli accordi di riammissione con i paesi di origine e di transito. Secondo il prefetto Morcone, da sola l’Italia non può farcela, è necessaria una forte iniziativa dell’Unione europea, magari vincolando la cooperazione allo sviluppo con la riammissione. E questo trova contrario tutto il mondo delle organizzazioni non governative che lavorano con i partner del Sud, perché la mobilità è un diritto ed una strategia delle famiglie per avere più opportunità di sviluppo. Fermarla e respingerla è sbagliato e controproducente.
Il sistema è stato chiamato di emergenziale ordinarietà per significare come ormai esista una risposta di carattere strutturale che dovrebbe avere una buona dose di flessibilità per rispondere ad un fenomeno comunque in evoluzione continua. Tuttavia quanto presentato mostra che si è attivato un processo, ma che ancora si è abbastanza lontani dall’aver costruito un vero sistema di accoglienza.
Andrea Stocchiero, Responsabile Policy – FOCSIV