Una scommessa col mondo e con me stesso
Partire per il servizio civile, come in realtà per ogni esperienza simile o che concerna l’andare a vivere in un posto nuovo o diverso, significa varcare una soglia, fare un salto, andare oltre.
Queste metafore suonano ridondanti a mio avviso da quando sono partito. Trovo ovvio che viaggiare significhi doversi aspettare delle sorprese e imparare cose nuove, credo anche che queste siano le motivazioni primordiali che hanno spinto tutte le persone a fare questo tipo di scelta. Quello di cui si parla poco è ciò che richiede questo salto.
Non tutte le sorprese sono facili da accogliere e da capire. Affacciarsi al mondo, aprirsi alla conoscenza e alla curiosità significa accettare di essere piccolissimi in un universo infinito. Filosofi e studiosi di ogni epoca, a partire da Socrate, hanno riflettuto su questi temi, quindi quello che ci resta da fare come comuni mortali è accogliere con umiltà il naufragio che è la nostra esistenza. È sottile la differenza tra chi si lancia alla scoperta dell’ignoto e chi naufraga, sempre in balia delle probabilità, ma quello che cambia è lo stato mentale, la differenza tra ottimismo e pessimismo.
Il servizio civile offre la possibilità di allenarsi all’apertura, approcciarsi alla novità in un ambiente sicuramente più protetto e monitorato, senza andare completamente alla deriva, ed è un passaggio che può fare la differenza nel percorso formativo di una persona.
Nella mia esperienza in Marocco ho capito meglio cosa voglia dire stare nel mondo dei “grandi”, che viene spesso venduto come la dimensione del controllo, quando è esattamente il contrario. La morale è che non c’è alcuna lezione, è una scommessa con il mondo e con noi stessi, ma con tutta franchezza, che abbiamo di meglio da fare se non giocarci? Alla fine non possiamo controllare nulla che sia fuori dalla portata delle nostre falangi. La scelta di lanciarsi alla scoperta del nuovo è valida come qualsiasi altra, sarà solo a posteriori che si capirà se è stata una buona o una cattiva idea, e io non ci sono ancora arrivato.
Non ho ancora finito la mia esperienza né vissuto abbastanza da comprendere appieno le conseguenze delle mie scelte, ma da quello che ho visto finora nelle persone più grandi che ho intorno, è che c’è chi ha dei rimpianti e chi no. L’obiettivo di non averne è sempre valido a mio avviso, ma ogni persona è un universo a sé per questo.
Giona De Iusi, Casco Bianco con OVCI in Marocco