UNITI NELLE DIFFERENZE PER CONTRASTARE LA CRISI
“Non ci può essere vera pace e armonia se non lavoriamo per una società più giusta e solidale, se non superiamo egoismi, individualismi, interessi di gruppo, e questo a tutti i livelli. Guardando alla nostra realtà attuale mi chiedo se abbiamo compreso questa lezione della Pacem in terris. Mi chiedo se le parole giustizia e solidarietà sono solo nel nostro dizionario o tutti operiamo perché divengano realtà”. Sono le parole di Papa Francesco ai partecipanti all’incontro celebrativo dei 50 anni dell’enciclica Pacem in Terris promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace che non riesco a togliermi dalla testa.
Parole intense che ci interpellano, sia come uomini di buona volontà sia come organizzazioni. Perché “è compito di tutti gli uomini – ha rimarcato il Pontefice – costruire la pace, sull’esempio di Gesù Cristo, attraverso queste due strade: promuovere e praticare la giustizia, con verità e amore; contribuire, ognuno secondo le sue possibilità, allo sviluppo umano integrale, secondo la logica della solidarietà”. Allora mi chiedo: che cosa possiamo fare come Associazioni di ispirazione cristiana per rispondere concretamente alle sollecitazioni di Papa Francesco, tutte volte a superare divisioni e personalismi perché l’unità è superiore ai conflitti e, anzi, proprio nella diversità e nella varietà di funzioni risiede la vera ricchezza della Chiesa?
L’intervento del Prof. Stefano Zamagni in parte mi aiuta a cercare una risposta a questa domanda quando afferma che “la sfida che la Pacem in Terris ci invita a raccogliere è quella di contrastare l’avanzata della nuova legge di Gresham: l’etica cattiva scaccia dalle nostre società di mercato l’etica buona, perchè i cattivi pur non riuscendo a vincere sul lungo periodo, prosperano invece nel breve termine. Bisogna agire affinche durante la traversata dal breve al lungo periodo non accada che troppo alti siano i costi sociali che si vengono a determinare. Non basta affatto – come taluno continua a credere, anche in ambito cattolico – contare sul comportamento virtuoso delle persone singole; oggi sappiamo, per via scientifica, che ciò non basta più. Anche le istituzioni possono essere virtuose; non è vero infatti che esse siano assiologicamente neutre. Si tratta dunque di operare perche questo avvenga ed in fretta”.
Già nell’Angelus del 1° Gennaio 2002 Giovanni Paolo II aveva dichiarato “Forze negative, guidate da interessi perversi, mirano a fare del mondo un teatro di guerra”. Quindi è legittimo affermare “se vuoi la pace prepara istituzioni di pace”. E questo non è un obiettivo di individui isolati, per piccole realtà frammentate. La buona volonta’ deve diventare sistema, non basta più impegnarsi bene individualmente, occore “darsi la mano” con tutti gli altri che fanno altrettanto, evitando di concentrarci sul poco che ci distingue e focalizzando sul grande obiettivo che ci accomuna. Penso all’immagine del mosaico in cui tutte le tessere concorrono a formare un unico grande disegno. Forse è proprio questo il senso dell’unità a cui ci richiama il Papa. Uniti nelle differenze le organizzazioni di volontariato e solidarietà internazionale potremmo fare tanto, oltre quello che già cerchiamo di fare, anche contro lo spettro della crisi che sempre di più avvolge il mondo globalizzato nel quale tutti viviamo.
Proviamo allora a camminare insieme, a vivere la sinodalità, tanto cara a Papa Francesco, anche a livello di vita associativa e interassociativa. Forse il tempo per conoscersi meglio e riconoscere le specificità e i carismi dell’altro è arrivato. Sicuramente potrebbe essere un esercizio interessante per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, “per costruire istituzioni di pace”.
Gianfranco Cattai
Presidente FOCSIV