URAGANO MATTHEW HAITI, ATTIVIAMOCI ORA.
COMUNICATO STAMPA Port–au–Prince, 18 ottobre 2016 URAGANO MATTHEW HAITI, ATTIVIAMOCI ORA.
Le ONG socie FOCSIV – Volontari nel mondo presenti ad Haiti da anni lanciano un appello congiunto per la popolazione haitiana.
Mentre continua il tragico aggiornamento delle cifre sulle vittime dell’uragano Matthew – 473 morti, 339 feriti, 175.000 sfollati e 1.410.000 persone direttamente colpite e bisognose di aiuto, secondo il Governo haitiano – ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, CISV – Comunità Impegno Servizio Volontariato, FMSI – Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale, PRODOCS e ProgettoMondo Mlal tutte ONG socie di FOCSIV, presenti da anni ad Haiti, lanciano un appello congiunto affinché sia data una risposta immediata alle necessità della popolazione nel post-emergenza, cercando di limitare i danni provocati da questo nuovo tragico evento naturale. Il ciclone di questi giorni si aggiunge alla tragedia provocata dal terremoto del gennaio 2010 ed agli effetti catastrofici dei successivi uragani che, come nel 2012, distrussero gran parte dei raccolti mettendo in ginocchio una popolazione tanto provata.
Da subito i volontari si sono attivati a sopperire la penuria di alimenti, a far fronte al rischio di malnutrizione, oltre a preoccuparsi di evitare la diffusione del colera e ad occuparsi della ricostruzione delle case e delle infrastrutture comunitarie.
«L’uragano Matthew si è abbattuto con una violenza senza precedenti: la sua lentezza e il suo tragitto hanno moltiplicato gli effetti distruttori su un’area molto estesa, devastando abitazioni, scuole, campi coltivati, allevamenti, ecc. L’90% dei raccolti è andato perduto, il bestiame decimato e lo spettro della fame e della carestia tornano ad aggirarsi tra la popolazione. Occorre adesso impedire il diffondersi ulteriore dell’epidemia di colera già in atto e l’aggravarsi della crisi alimentare, attraverso il potenziamento delle attività produttive, il ripristino delle infrastrutture agricole e dei coltivi. – ha spiegato Roberta Gadler, referente dei progetti in Haiti per CISV e ProgettoMondo Mlal che sono presenti nel Dipartimento del Sud e nell’Artibonite, zone tra le più duramente colpite dall’uragano, dove sono impegnate in progetti di sicurezza alimentare e sviluppo agricolo a favore delle comunità locali. – Dobbiamo ripristinare al più presto le scuole danneggiate, gli accessi all’acqua potabile, risistemare le aree coltivate e potenziare quelle dove lavoriamo per garantire la sicurezza alimentare e prevenire una crisi senza precedenti. Per questo è importante avere, il prima possibile, un sostegno di tutti gli amici e i sostenitori in Italia.»
Non meno complessa è la situazione nella zona del Morro de San Nicolás a nord-ovest del Paese dove opera il PRODOCS. «Tante sono le case che sono state scoperchiate e danneggiate, molte non sono più agibili; la metà della popolazione residente in molti municipi in questa area del Paese è rimasta senza abitazione. I raccolti come le aziende agricole sono stati danneggiati e tanti animali sono andati perduti e già si preannuncia una forte crisi alimentare. – hanno sottolineato i volontari del PRODOCS – Molte strade sono interrotte e non è possibile arrivare in molti luoghi con gli aiuti necessari, i casi di colera stanno aumentando anche a causa della mancanza di acqua potabile e della difficoltà di portare rifornimenti. Molte infrastrutture comunitarie sono distrutte, in particolare le scuole, i centri sanitari, i sistemi di irrigazione e di elettricità, il governo del Dipartimento sta cercando di ristabilire il loro funzionamento. È urgente che i bambini riprendano ad andare a scuola anche se hanno perso libri e materiali scolastici, questo è un danno pesante per le famiglie che avevano affrontato molti sacrifici per acquistarli a settembre, all’inizio della scuola.»
La FMSI è presente nelle località di Jéremie, Dame Marie, Latiboliere, Regione della Grand’Anse e Les Cayes. I Fratelli da Haiti scrivono: «La situazione anche in questa zona è complessa e ha bisogno di risposte urgenti: a Jeremie l’80% delle case e delle infrastrutture è andato distrutto; il livello dell’acqua è ancora alto in molte parti della città. La gente sta cominciando, solo ora, a tornare nei mercati in cerca di cibo e ad asciugare quello che resta delle e nelle case, ma la pioggia continua. A Dame Marie sono state liberate le vie di comunicazione dai grossi alberi caduti ed ora è possibile raggiungerla con le macchine. Sono già stati riscontrati molti casi di colera tra la popolazione e sono molte le persone disidratate, soprattutto i bambini. A Les Cayes le persone sono senza acqua, senza luce e vi è scarsità di acqua potabile. Non tutte le zone sono state raggiunte dagli aiuti del Governo.» Bisognerà, sottolineano da Haiti, quanto prima impegnarsi nella ricostruzione degli edifici scolastici, l’educazione e la formazione dei ragazzi è fondamentale per questo Paese considerato uno tra i più poveri del mondo, e delle abitazioni per una popolazione priva di ogni risorsa.
Nella “Mission de Saint Charles – Haïti” dei Padri Scalabriniani, situata a Lilavois 48 nel Municipio di Croix-de-Bouquets, con cui collabora ASCS già nella ricostruzione del post terremoto, la clinica – poliambulatorio sta lavorando più del solito. Agli oltre 200 pazienti giornalieri, di cui il 70% donne e bambini, ai quali sono offerti servizi sanitari di medicina generale, pediatria, ostetrica, oftalmologia, odontoiatria, dermatologia, radiologia, laboratorio di analisi, programma nutrizionale e di distribuzione di farmaci, si sono aggiunti in questi giorni chi è stato coinvolto dall’uragano ed il lavoro volto alla prevenzione di casi di colera.
«L’appello lanciato dalle ONG socie della FOCSIV rappresenta in primo luogo la capacità di rispondere, da parte di ciascuna di loro, all’emergenza, prima, e nella fase successiva alle necessità delle popolazioni coinvolte da catastrofi naturali. – ha ribadito Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV – Soprattutto, mette in evidenza come il volontariato delle nostre ONG, che opera da anni nei paesi dove si verificano tali disastri, possa valutare immediatamente il danno arrecato non solo alle strutture, ma anche alla popolazione e, al contempo, può comprendere immediatamente le ripercussioni che questo può, innanzitutto, produrre nel medio e lungo periodo sull’intera comunità. Inoltre, per chi sostiene è la garanzia che i fondi vanno effettivamente a finanziare progetti che sono veramente necessari per le diverse comunità e che permetteranno di migliorare la qualità della vita delle persone.»
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