Vivere la disabilità
Certe cose, come la disabilità, sono cose che non si scelgono. Sono cose che accadono, e accadono sempre ad “altri”.
Tuttavia, dopo tre mesi dall’inizio del servizio civile “Caschi Bianchi per l’inclusione delle persone con disabilità in Cina e Ucraina”, mi è capitato un infortunio che mi ha portato ad utilizzare le stampelle per più di un mese.
Innanzitutto, non era più un fatto capitato ad “altri”, ma è accaduto a me in prima persona. Numerose volte i miei compagni di classe delle superiori hanno utilizzato le stampelle, ma io non mi ci ho mai prestato troppa attenzione. Spesso non ci soffermiamo sulla difficoltà che l’utilizzo di questi ausili può portare, oltre chiaramente ai benefici. Dopo l’infortunio sono rimasta ferma per una settimana, senza alzarmi e uscire di casa e le task più semplici sono diventate estremamente complesse. Spesso alcune azioni come cucinare, lavare i piatti, lavarsi o pulire la propria casa vengono svolte in maniera automatica e vengono considerate come dei doveri e dei pesi di cui liberarsi al più presto. Dopo l’infortunio, non solo ho trovato queste azioni estremamente complesse, ma ho notato anche quanto queste azioni potessero indicare il grado di autonomia di una persona.
Vedere ridotta la propria autonomia non è un’esperienza facile e dover chiedere costantemente aiuto ad altre persone può risultare debilitante. Le disabilità possono essere di vario tipo e vengono suddivise dall’ICF (International Classification of Functioning) come: transitorie, permanenti, irreversibili, progressive o regressive. Nel mio caso si è trattata di una disabilità di tipo transitorio, in cui una delle sfide più grandi è stata proprio ottenere il più alto grado di autonomia possibile e allo stesso tempo riconoscere i propri limiti senza sforzarsi eccessivamente. Accettare di farsi aiutare richiede sforzi maggiori di quanto si è soliti pensare. Non poter scegliere di essere completamente indipendenti e di dover scendere a compromessi con le proprie capacità credo non sia facile per nessun essere umano.
Gli ausili sono un mezzo attraverso il quale è possibile aumentare la propria autonomia. Attraverso l’uso delle stampelle, per me è stato possibile tornare a camminare e uscire di casa, oltre che piano piano riprendere a svolgere le mie azioni quotidiane all’interno dell’abitazione, seppur con difficoltà. Infatti, nonostante gli ausili permettano di svolgere più azioni indipendenti, allo stesso tempo, è molto complesso imparare ad usarli, molto più complesso di quanto appaia. È stato molto interessante anche scoprire la differente percezione e i differenti comportamenti delle altre persone rispetto alla mia condizione di “disabilità”.
Qui in Cina, quando ho usato entrambe le stampelle, le persone mi sono apparse molto cordiali ed educate. Frequentemente mi tenevano aperto l’ascensore, le macchine si fermavano quando attraversavo la strada e durante i controlli della metro gli addetti mi aiutavano molto volentieri. La situazione è poi cambiata drasticamente quando ho iniziato ad utilizzare solo una stampella, invece di due: in questo caso la percezione era di una persona che non aveva più alcuna forma di disabilità. Spesso si rischia di avere un’idea sulla disabilità che le divide unicamente in due tipi: gravi e non gravi. Tuttavia, la disabilità può essere transitoria o permanente e può inficiare sulla vita personale di ciascuno a livelli differenti.
Vivere sulla mia pelle alcune difficoltà legate ad una disabilità transitoria mi ha permesso di ampliare la mia prospettiva. Ogni persona affronta battaglie e vittorie quotidiane che non sono visibili agli occhi di tutti, ma che sono sicuramente presenti. Ricevere un piccolo gesto di cura, come tenere la porta aperta ad un’altra persona, può risultare avere maggiore effetto di quanto si creda.
A partire dai piccoli gesti di ogni individuo, si può contribuire a migliorare la condizione delle persone con disabilità, di qualunque tipo.
Ada Quondamatteo, Casco Bianco con OVCI a Pechino, Cina.